giovedì 23 aprile 2020

MI CHIAMA IL M

io amico Tubaldo al telefono e mi fa "vieni al museo di arte moderna" e io gli faccio "ma cè da vestirsi elegante?" e lui mi fa "no, vieni chegiuol" e io gli faccio "dammi due minuti che metto i pantaloni lunghi" e lui OK. ASspetto un po' e per ingannare l'attesa mentre lo attendo gentilmente gioco a quello dei pupazzetti sul ninetendo, è sempre divertente, hahahahaha. Mi suona e scendo, salgo sulla sua macchina, lha presa nuova in lising e mi dice "senti come romba il motorazzo" (parla giovane!) e fa sgaZZZ per bullarsi un po'. Io lo capisco che ha bisogno di mettersi un po in mostra perchè ha sempre avuto una vita di merda e sodffre del complesso dell'inferiorità. Quando andavamo alle alimentari venne fuori che la sua mamma faceva la prostituta vera e lo seppe tutto il paese, uan figura di merda aspra. Facciamo il biglietto, due interi dico alla cassiera, lei me li dà, niente sorprese. Io sono abituato a mettere tutto in chiaro subito. Entriamo a vedere l'istallazzione, è di un artista bulgaro molto noto nell'ambiente con un nome che fai fatica a pronunciallo bene, ma se ci riesci tutti ti guardano bene e pensano che sei uno forte. In pratica è una vasca di piscio dove devi entrare coi vestiti e tutto e se vuoi puoi anche allungarla con la tua urina. Le feci sono vietate, mentre è tollerato il vomito, ma poco perchè tinge. Ci asteniamo perchè ho la maglietta della Dizel pagata coi risparmi sudatissimi, non vorrei rovinarla. Poi andiamo a vedere i quadri tutti storti, sono pazzeschi. C'ène uno che non capisci un cazzo, poi leggi la spiegazione accanto e forse ci vedi qualcosa dentro. A me piacciono le cose + semplici, lòe preferisco, come il pane col burro e il sale. Quando facevamo merenda io e Tubaldo mangiavamo le ciambelle, mmm. Una volta Tubaldo scoprì gli alcolici di suo padre e mi raccontò che egli beveva spesso e poi gonfiava la mamma di cartoni nello stomaco e talvolta in fagg. Una volta la lasciò in una pozza di sangue e le disse "sei fortunata che la mia prima moglie l'ho mandata al cimitero, almeno a te ti devasto di legnate e basta". Allora si mise a bere l'amaro della pubblicità e finì mezza bottiglia, dopo mezzora camminava tutto oblìguo e urlava le bestemmie e rideva. Poi fece una corsa e si voleva buttare dalla finestra e urtlava che non ce la faceva più e piangeva. Io lo trattenevo e corsero anche i vicini che chiamarono lambulansa e lo portarono via e poi vennero a parlare quei signori che poi fecero arrestare il babbo. Ricorderò sempre le sue ultime parole mentre era in manette e lo portavano via, mi guardò e mi fece "se esco di galera tammazzo pure a te, pezzo dimmerda". Meno male che s'impiccò un mese dopo in cella.
"Ti piace questo Magritte?" mi chiede Tubaldo. "Sì," rispondo, "cattura l'essenza dei sogni".