io
amico Tubaldo al telefono e mi fa "vieni al museo di arte moderna" e io
gli faccio "ma cè da vestirsi elegante?" e lui mi fa "no, vieni
chegiuol" e io gli faccio "dammi due minuti che metto i pantaloni
lunghi" e lui OK. ASspetto un po' e per ingannare l'attesa mentre lo
attendo gentilmente gioco a quello dei pupazzetti sul ninetendo, è
sempre divertente, hahahahaha. Mi suona e scendo, salgo sulla sua
macchina, lha presa nuova in lising e mi dice "senti come romba il
motorazzo" (parla giovane!) e fa sgaZZZ per bullarsi un po'. Io lo
capisco che ha bisogno di mettersi un po in mostra perchè ha sempre
avuto una vita di merda e sodffre del complesso dell'inferiorità. Quando
andavamo alle alimentari venne fuori che la sua mamma faceva la
prostituta vera e lo seppe tutto il paese, uan figura di merda aspra.
Facciamo il biglietto, due interi dico alla cassiera, lei me li dà,
niente sorprese. Io sono abituato a mettere tutto in chiaro subito.
Entriamo a vedere l'istallazzione, è di un artista bulgaro molto noto
nell'ambiente con un nome che fai fatica a pronunciallo bene, ma se ci
riesci tutti ti guardano bene e pensano che sei uno forte. In pratica è
una vasca di piscio dove devi entrare coi vestiti e tutto e se vuoi puoi
anche allungarla con la tua urina. Le feci sono vietate, mentre è
tollerato il vomito, ma poco perchè tinge. Ci asteniamo perchè ho la
maglietta della Dizel pagata coi risparmi sudatissimi, non vorrei
rovinarla. Poi andiamo a vedere i quadri tutti storti, sono pazzeschi.
C'ène uno che non capisci un cazzo, poi leggi la spiegazione accanto e
forse ci vedi qualcosa dentro. A me piacciono le cose + semplici, lòe
preferisco, come il pane col burro e il sale. Quando facevamo merenda io
e Tubaldo mangiavamo le ciambelle, mmm. Una volta Tubaldo scoprì gli
alcolici di suo padre e mi raccontò che egli beveva spesso e poi
gonfiava la mamma di cartoni nello stomaco e talvolta in fagg. Una volta
la lasciò in una pozza di sangue e le disse "sei fortunata che la mia
prima moglie l'ho mandata al cimitero, almeno a te ti devasto di legnate
e basta". Allora si mise a bere l'amaro della pubblicità e finì mezza
bottiglia, dopo mezzora camminava tutto oblìguo e urlava le bestemmie e
rideva. Poi fece una corsa e si voleva buttare dalla finestra e urtlava
che non ce la faceva più e piangeva. Io lo trattenevo e corsero anche i
vicini che chiamarono lambulansa e lo portarono via e poi vennero a
parlare quei signori che poi fecero arrestare il babbo. Ricorderò sempre
le sue ultime parole mentre era in manette e lo portavano via, mi
guardò e mi fece "se esco di galera tammazzo pure a te, pezzo dimmerda".
Meno male che s'impiccò un mese dopo in cella.
"Ti piace questo Magritte?" mi chiede Tubaldo. "Sì," rispondo, "cattura l'essenza dei sogni".